La domus romana
Esternamente la domus romana aveva un aspetto rigoroso, lineare, Le finestre, se c'erano, erano poche e strette sulla strada (questo per evitare che dall'esterno potessero entrare rumori o, peggio ancora, ladri), aperte regolarmente nella muratura esterna, che era spessa e rozza.
La domus romana era di pianta rettangolare, solitamente costruita su un solo piano con mattoni o calcestruzzo (impasto di sabbia, ghiaia, acqua e cemento) e differiva dalle odierne case moderne per l’orientamento che aveva verso l’interno anziche’ verso l’esterno.
E' caratteristico notare come i nomi dei vari elementi del corpo anteriore siano rimasti quelli latini dell’antica domus italica (atrium, tablinium, cubiculum, ecc.), mentre invece quelli del corpo posteriore siano derivati dalla moderna casa greca (peristylium, exedra, triclinium, ecc.).
La Insula Romana (Insulae), letteralmente isola romana (da cui deriva oggi il termine isolato), e' il tipico esempio di casa popolare, dove viveva la grande massa della popolazione. Le insulae erano sorte nel IV sec. a.C., in stridente contrasto con le splendide abitazioni signorili (Domus), dall'esigenza di offrire alloggio, entro il ristretto territorio dell'Urbe (Vrbs), ad una popolazione in continuo aumento.
Le insulae sfruttavano infatti, come gli attuali condomini, lo spazio in altezza arrivando a raggiungere nel periodo imperiale, il sesto piano (e oltre), come la famosa Insula Felicles che si elevava su Roma come un grattacielo
Le insulae sfruttavano infatti, come gli attuali condomini, lo spazio in altezza arrivando a raggiungere nel periodo imperiale, il sesto piano (e oltre), come la famosa Insula Felicles che si elevava su Roma come un grattacielo
.Le insulae divennero presto il tipo di abitazione piu' diffuso a Roma. Questi palazzi a piu' piani, alti oltre venti metri, erano divenuti cosi' numerosi che Cicerone definiva Roma una citta' sospesa per aria.
La costruzione delle insulae divenne presto un'attivita' lucrosa.
Gli imprenditori edili (peraltro gli unici a cui era consentito il traffico su ruote anche di giorno), per guadagnare di piu', costruivano edifici i piu' alti possibili, dai muri sottili e con materiali scadenti. Basti pensare che le insulae avevano muri maestri di spessore non superiore ai 45 cm (valore minimo previsto dalla legge) ed una superficie alla base di circa 300 mq, che, per gli sviluppi in altezza dell'edificio, erano del tutto insufficienti per assicurare la necessaria stabilita' al palazzo (ne sarebbero stati necessari almeno 800 mq).
I proprietari poi, impararono altrettanto presto a suddividere i gia' angusti alloggi in celle ancor piu' esigue, vere tane, per accogliervi inquilini ancor piu' poveri: piu' appartamenti si ottenevano e piu' affitti si riscuotevano. Ogni insula arrivava a contenere cosi' anche fino a 200 persone.